L’uomo barzelletta

Spunta all’improvviso, come ogni sera.

Ha un cartello legato al collo con dello spago. Sul cartello c’è scritto, a penna, “5 barzellette X 1 euro”.

Per questo, tra quelli che frequentano la piazza, è conosciuto come “L’uomo barzelletta”.

L’uomo barzelletta si avvicina ai due ragazzi seduti al tavolino accanto al mio. Succhiano lo spritz da lunghe cannucce colorate mentre parlano di basket americano. Uno dei due, oltre a parlare e a bere, fuma un drum.

Mentre ero qui seduto da solo, a rigirarmi tra le mani un bicchiere con il ghiaccio sciolto, ho ascoltato i loro discorsi.

Lebron James ha giocato le ultime tre partite con una mano rotta, diceva il ragazzo mentre fumava il drum. Ci pensi? Dare botte alla palla con la mano ridotta a merda, senza fare un fiato. Che grande, cazzo, diceva il ragazzo senza drum. Peccato che abbia perso. Peccato davvero.

L’uomo barzelletta arriva con il cartello sopra il petto magro e la camicia stinta.

Sulla guancia destra ha un bozzo delle dimensioni di un’albicocca. Anche se dicono sia un tumore, a me piace pensare che abbia stipato cibo per l’inverno, come i criceti. Il naso, le guance, la fronte e il mento sono tempestati dai punti neri più grandi che io abbia mai visto. Sembrano pupille di serpente, lucidi e vivi.

“Vi va di farvi una risata?”

I ragazzi interrompono il loro discorso e alzano la testa verso di lui.

L’uomo si indica il cartello sul petto.

“Cinque barzellette per un euro.  Se non vi fanno ridere però potete anche non pagarmi”.

I due si lanciano un’occhiata, poi quello che fuma il drum annuisce e dice “Va bene”.

L’uomo barzelletta si accomoda sulla sedia libera, accavalla le gambe e chiude gli occhi come per riflettere.

Poi li spalanca e inizia.

“Qual è il colmo per un vocabolario? Non essere di parola!

Qual è la citta preferita dai ragni? Mosca!

Cosa dice l’ultimo dei Moicani? Aspettatemiiii!

Le mie figlie hanno sposato due salumieri. Quindi ho due… generi alimentari!

Sapete qual è la differenza tra un vaso da notte e una pentola? No? Beh allora di sicuro non vengo a mangiare a casa tua!”

Finito l’elenco spalanca la bocca e ride, una risata cavernosa che gli fa traballare il bozzo sulla guancia. Ha la capacità di sembrare realmente divertito, come se si fosse convinto di non averle mai sentite prima, come se non si trattasse invece delle solite cinque barzellette, identiche una sera dopo l’altra.

“Allora, che dite? Vi ho fatto ridere?”

Il ragazzo che non fuma gli dice “Sono bruttine. Soprattutto quella del cesso e della pentola”.

“Non vi è piaciuta?”

I due sono serissimi e guardano l’uomo barzelletta dritto negli occhi. “Non mi ha fatto ridere”

“Ma forse non l’hai capita, dice l’uomo barzelletta. Ora te la ridico”.

“No, basta così”.

Il ragazzo spegne il mozzicone nel piattino dell’aperitivo, su una pizzetta rossa avanzata.

“Quindi non me lo date l’euro?”

“Forse è meglio che prendi e te ne vai”.

L’uomo barzelletta prova a replicare, ma i due hanno già ricominciato a parlare di Lebron e della sua mano.

Quando si alza, il cartello gli dondola mesto dal collo.

Si volta verso di me, penso: ecco, è arrivato il mio momento.

Invece mi guarda per un secondo e poi se ne va, verso un altro tavolino.

Torna indietro, penso io. Ne so di bellissime sulle pentole, senti qua.

– Comincio a sentirmi come un fagiolo nella pentola!
– Uh? In che senso?
– Nel senso che mi sto… stufando!

Ne so di stupende, torna indietro ti ho detto.

Cos’è la catalessi? Dei catalani condannati alla pentola a pressione.

Ma lui ormai è lontano, sta ridendo con altri ragazzi, appoggiati a un muretto.

Un giorno, riderà talmente tanto che gli esploderà la faccia, a terra cadrà l’albicocca che nasconde come provvista per l’inverno e i punti neri faranno il rumore delle biglie sui sampietrini.

 

Un racconto di Greta Olivo

Illustrazione di Alessia Arti

 

 

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