Salvaci

Mamma sta annegando.

Io non posso aiutarla, ho le mani legate dietro la schiena. Mi fanno male i polsi, la corda sfrega. Mamma scende giù, nell’acqua. Ora solo la bocca è fuori. Ha le labbra aperte a O, come un pesce. Non ci sono già più, l’acqua se l’è portate via. Le vorrei urlare «Nuota, muovi le braccia!», ma non le usa, e io non riesco a emettere alcun suono. Le ultime bolle d’aria scoppiano quando arrivano in superficie.

Scalcio e riesco a divincolarmi dal lenzuolo. La maglietta è appiccicata alla schiena. Mi massaggio i polsi, sono liberi, e strizzo gli occhi mentre cerco di abituarli al buio. Il sole proietta sul muro di fronte i buchetti della tapparella abbassata.

Sento odore di caffè e pane tostato. Mamma sarà al suo secondo caffè, e sveglia da ore. Il toast è per me, lei non mangia più a colazione. Si siede di fianco e mi guarda mentre mangio. O parla senza fermarsi più, o resta zitta, con la tazzina in mano e il mignolo all’insù. Mi fissa e chissà a cosa pensa. Mi mette a disagio quel silenzio, non ho voglia di parlare di scuola, e non so che altro vuole che le dica. Continua a guardarmi; la pelle delle ascelle pizzica, sento quello che mastico. Fa rumore, il silenzio. Faccio in fretta a mandare giù l’ultimo boccone, è diventato amaro e secco. Mi graffia la gola e mi viene da piangere.

«Ehi, ma quella è mia.»

Mamma si è messa di nuovo una mia felpa. Quella leopardata con i buchi sulle spalle; quella che ha detto che non posso mettere a scuola, ma nei weekend sì. 

«Non puoi rubarmi i vestiti, sei una mamma.»

«E tu non dovresti rubarmi i trucchi, sei ancora una bambina.»

Mi becca sempre. Ho nascosto una matita nera e un lucidalabbra tra il materasso e il muro in camera mia. Le mie compagne se lo mettono, e si fanno anche i nei o le lentiggini finte. 

Mamma però sta bene nella mia felpa, sembra molto più giovane. Le sta tutto ciò che è mio, ormai, è dimagrita tantissimo.

Mamma soffre ma non lo dice. Spesso mi lascia dai nonni a dormire. Non lo so dove va, ma il giorno dopo fa finta di niente, parla ininterrottamente del più e del meno, senza dirmi mai cosa ha fatto. A volte ha ancora un po’ di trucco sbavato dalla sera prima. Ma non è stanca, vuole portarmi fuori a fare qualcosa insieme. Non riesce a stare a casa.

Quando fa l’aperitivo con le amiche dopo il lavoro, torna che ride tantissimo per cose che a me però non fanno ridere. E ha l’alito che sa di alcool. La sento arrivare perché le gomme stridono nel parcheggio di sotto. Una volta è salita sul marciapiede con la macchina e ha buttato giù il bidone della spazzatura.

Io mi vergogno di mamma quando fa così. Non voglio sentirla fare la scema con le sue amiche, o bisbigliare al telefono che vuole sbronzarsi e farsi qualcuno. Non voglio vederla mettere la minigonna e il trucco pesante, prima di lasciarmi dai nonni. Non voglio che i miei compagni le guardino dentro la camicetta aperta quando mi accompagna la mattina. Vorrei una mamma normale.

Gloria dice che la mia mamma è bella e divertente, e che invece la sua è vecchia e pallosa, che sono fortunata. Ma la mia mamma non sta bene. È sempre agitata, mangia pochissimo. Si muove in continuazione e, quando si ferma, inizia a piangere. A volte ho paura, mi chiede di stare con lei e fare cose insieme, ma non so come. Non so in che modo aiutarla. Non voglio più che mi porti a pranzo fuori: poi parla con tutti i camerieri e fa finta di essere ubriaca con il calice di vino in mano. Mi mette in imbarazzo e allora le ho detto che il sushi non mi piace più.

Mamma mi spiega tutto sulle femmine: sul ciclo, sul sesso, su cosa si prova quando ci si innamora. So come funziona. Io l’ho sentita fare sesso. Non è silenziosa, il letto cigola e lei fa dei versi. Crede che io dorma già ma non riesco, mi svegliano, devo tapparmi le orecchie in mezzo al cuscino per non sentirli.

Lui non è mai mio papà, e mai lo sarà. Lui va via prima che mi sveglio, non lo vedo mai. Però al bar un signore le ha appoggiato la mano sulla schiena un po’ troppo in basso e le ha parlato nell’orecchio, mamma ha riso. Forse è lui. Però mamma fa così anche con il vicino del terzo piano e con il mio allenatore. Non ho capito se sono solo amici o fidanzati.

Dopo la storia con Gianpiero, non mi ha più fatto conoscere nessun fidanzato. 

Non la trattava bene, spesso litigavano, lui la criticava sempre e mamma non era mai veramente felice. Sorrideva a tutti ma io lo so che nascondeva il dolore.

Quando se n’è andato, speravo che mamma tornasse felice come prima, solo io e lei. Ma non è stato così. Vuole stare con me ma non mi cerca per davvero. Io non sono capace di essere la sua amica. Non può dirmi certe cose, e io non le voglio sentire.

Mamma sta annegando.

Io allungo le mani e le grido di prenderle. Non può, sa che mi tirerebbe sotto con lei, non lo fa, mi vuole bene.

Mamma sa nuotare, è lei che mi ha insegnato. Solo che ha dimenticato come si fa.

Un racconto di Marta Bonino

Illustrazione di Martina Polidoro

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