Lucy in the sky with fugu

Una giornata rilassante e senza senso. Questo significa non andare a lavoro per Fausto, starsene steso sul divano, ascoltare musica di ogni genere a qualsiasi orario, mangiare frutta secca guardando sitcom a caso, fare spese inutili e magari passeggiare lungo il fiume nel pomeriggio per godersi l’aria frizzante di inizio settembre. Ma una telefonata della Memento Mori, l’agenzia per cui lavora, lo butta giù dal divano.

È Dario che dice «uno dei nostri si è dato malato, ci servi oggi nel primo pomeriggio per una tumulazione». Maledetto, la scusa del cambio di stagione funziona sempre, pensa Fausto mentre abbandona il dolce far niente appena cominciato. Ma il suo è un lavoro con orari e turni imprevedibili.

Dario al telefono gli dice di mettere il vestito buono. Quando dice così vuol dire che c’è da seppellire qualcuno di importante con i soldi, un politico forse, o semplicemente sa che alla cerimonia potrebbero esserci fanciulle da cui farsi notare. Dopo una ripulita veloce, indossa il completo nero si precipita con il 55 al cimitero dove viene accolto dalla fretta dei suoi colleghi. «Non ti sei fatto la barba! Fa niente, dobbiamo sbrigarci, la processione sta arrivando».

Il corteo arriva uniforme con il solito silenzio, tutti o quasi in nero, con sguardo basso e stretti attorno ai familiari in prima fila. Il colombario per fortuna non è troppo distante dall’ingresso e la bara in mogano pesa il giusto. Oggi, solo per oggi, Fausto è l’addetto alla sepoltura e questo vuol dire attirare su di se tutti gli occhi dei partecipanti alla cerimonia, tra cui qualcuno che lo guarda pure con sdegno come se fosse lui, con la pietra sepolcrale, a dire basta, ora è finita davvero. Odia quel compito che va svolto con grande calma, senza sembrare troppo indaffarato. Tutto piuttosto ordinario fin quando Dario gli passa la foto della tapina provocando in lui un istante di gelo. La conosceva, si chiamava Lucy ed era molto giovane. Ci ha parlato una volta l’estate scorsa quando con Peppino andò all’acquario dove lei lavorava all’info desk. Era molto bella Lucy quel giorno ventoso, con i capelli biondi legati, la pelle dorata, i lineamenti marcati come il suo accento siculo. Indossava un vestito azzurro che esaltava quelle che Peppino definì ‘’le curve tipiche della Magna Grecia’’.

Dopo un attimo di esitazione e profonda tenerezza, fa quello che deve: sistema la foto di Lucy, delle lucette al led al posto dei soliti lumini coi santi e una polaroid del suo gatto persiano. Le lettere dorate a carattere romano del nome e delle date di nascita e morte le metteranno un altro giorno, per ora va bene il manifesto. Terminata l’operazione si avvicina velocemente a Dario per saperne di più. Di solito è il primo a prendere contatti con i familiari.

«Avvelenamento, così è morta. Ha mangiato il fugu, un piatto tipico giapponese a base di pesce palla». Che ironia morire così per una che lavorava all’acquario, è il primo pensiero di Fausto.

«Il pesce palla è velenoso?», si chiedono tutti. «Certo, è un pesce simpatico per l’aspetto, ma se non lo sai cucinare è letale. Bisogna dubitare di tutto quello che mangi fuori, nei ristoranti, soprattutto se sconfini», dice Dario ostentando un certo nazionalismo culinario.

«Una che lavora all’acquario certe cose dovrebbe saperle. So solo che non andrò mai più a mangiare dai giapponinja» tuona Carmelo l’autista.

«Dicono che è morta a Taiwan, che c’entrano i samurai», precisa Dario. Lucy probabilmente lo sapeva bene e forse voleva sfidare la fortuna a tavola, ma non poteva sapere di mangiare in un ristorante con un incompetente in cucina.

«Così dopo il dolore del funerale comincerà quello con il tribunale» osserva Fausto sempre più coinvolto nella faccenda.

«Non si sa cos’è peggio. Una volta ho pensato di comprare del pesce palla e cucinarlo seguendo un video tutorial, ma non mi sono fidato… sapete c’è chi ha costruito case guardando i tutorial sull’Internet.» racconta Carmelo accendendosi la sigaretta con un lumino preso in prestito dalla signora Telesca. Le ultime chiacchiere dei partecipanti alla cerimonia si stanno esaurendo fra saluti, sospiri e pacche sulle spalle. È il momento in cui l’atmosfera si alleggerisce.

Mumble mumble, Fausto si avvicina a due parenti e con la scusa delle condoglianze, cerca di saperne di più. «Conosceva i rischi, sapeva tutto sul pesce palla. Ha sfidato la fortuna a tavola, in un ristorante con un incompetente in cucina … l’ha mangiato un paio d’ore prima di salire sull’aereo e ha cominciato a sentirsi male mentre era sul volo… praticamente è morta in cielo», dice uno dei due. Un’onda di tenerezza attraversa il cassamortaro.

La folla addolorata si disperde a un quarto alle cinque e, ripulendo il pavimento dai petali di orchidee e crisantemi, Fausto pensa che l’autunno sarebbe arrivato in anticipo e che Peppino doveva sapere della scomparsa di Lucy.

Si impara sempre qualcosa quando la vita è finita. Forse dovrei diventare vegetariano e smetterla con l’all you can eat del sabato allo Zen Sushi. Forse dovrei cambiare lavoro.

Gli uomini della Memento Mori si incamminano verso il solito Mercedes scintillante lungo venti piedi. «Serve un passaggio?» chiede Dario.

«No, vado a piedi», forse c’è tempo per una passeggiata lungo il fiume.

 

Un racconto di Pierpaolo Cesarano

 

Illustrazione di Viola Marano

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